«Lo sport muove sentimenti ed emozioni che sono universali e appianano ogni diversità». Parola di Vinicio Stefanello, il copywriter che ha curato alcune delle più importanti produzioni di FilmArt Studio legate allo sport. Nella prima parte di questa intervista, pubblicata il mese scorso, Stefanello ha parlato proprio dell’importanza dello sport come veicolo di comunicazione.
Ma come riuscire a far passare al meglio il messaggio che si vuol dare? Come legare alla perfezione un marchio allo sport, nel cosiddetto “brand engagement”?
«Per quanto riguarda il primo punto, non può esistere una regola», sorride Stefanello. «Nel mio lavoro si può impiegare un mese senza riuscire a trovare lo spunto giusto, poi in dieci secondi si mettono insieme quelle quattro parole che arrivano dritte al cuore della questione».
 Lei che rapporto instaura con gli sportivi che deve raccontare?
«Logicamente bisogna conoscerli al meglio, pararci assieme, costruire un’affinità. Non possiamo essere indifferenti, siamo dei mediatori e dobbiamo riuscire a cogliere l’essenza del protagonista, condividendo tutto con lui. Uno sportivo è abituato a fare, non a pensare. Ecco perché a volte riusciamo a tirargli fuori qualcosa che non sapeva nemmeno di avere o stava ancora elaborando».
 È complicato concentrare un messaggio all’interno di video veloci, spesso più brevi di un minuto? «No, a volte tutta l’essenza di un’emozione può essere racchiusa in uno sguardo. Un aspetto fondamentale è rendere mitica una cosa che all’apparenza può sembrare banale».
Con il brand engagement come la mettiamo?
«Così come serve conoscere bene un atleta, allo stesso tempo occorre aver chiara la visione dell’azienda che vuol comunicare attraverso lo sport. Altrimenti è tutto vano. Si possono creare dei capolavori, ma che non servono a nulla dal punto di vista dell’identità del brand. Tuttavia, una volta in cui si è condivisa la strategia aziendale, poter sfruttare lo sport per valorizzare il marchio è un’occasione unica».