L’emergenza Coronavirus è destinata a trasformare profondamente anche il mondo della produzione video e cinematografica. Al momento, ovviamente, tutte le produzioni sono ferme, aspettano solo il via libera per ripartire e si troveranno davanti una situazione molto complessa: da un lato la crisi che rischia di mettere in ginocchio il settore, dall’altra la richiesta sempre crescente di prodotti video. Ne abbiamo parlato con Claudio Bonivento (nella foto Getty), affermato regista e produttore televisivo e cinematografico.
«Non potendo lavorare dobbiamo sfruttare questo periodo per studiare dei metodi economici e finanziari per ovviare alla crisi», sospira Bonivento. «Il momento è duro e si protrarrà per molto tempo. Penso ad esempio all’industria cinematografica: quando potranno riaprire le sale? E in che modo? Chi andrà al cinema con la prospettiva magari di farsi ore di coda per entrare?».
Per il momento sono ferme anche le produzioni, secondo lei si potrà riprendere a girare a breve con le dovute precauzioni?
«Io lo spero, anche se le incognite sono tante. Sul set lavorano almeno 30-40 persone, alcune delle quali necessariamente a stretto contatto tra loro. Occorrerà trovare accorgimenti, prediligere le scene all’aperto rispetto agli ambienti interni, dotarsi magari di un presidio medico e soprattutto vincere la paura».
Non è che questa situazione porterà a modificare completamente le produzioni, rendendo quasi tutto virtuale?
«Non si può, questo mestiere è fatto soprattutto di sensazioni, sentimenti, emozioni, non si possono realizzare solo film virtuali. Ci risolleveremo, anche se ci vorranno anni e spero che si riescano a tutelare le centinaia di migliaia di persone che rischiano di perdere il posto di lavoro. Ci risolleveremo perché la richiesta di video, soprattutto nel settore televisivo delle serie tv, è ancora molto alta».
Quale può essere la ricetta per rimettere in sesto il settore?
«Creatività, rischio, coraggio. Di sicuro serviranno interventi ingenti dei privati dal punto di vista economico, i produttori dovranno mettersi in gioco come non hanno mai fatto prima. Ma a vincere sarà la creatività: nel racconto, nella scrittura, nelle immagini».