Dallo spot televisivo, al video virale. Dal grande manifesto urbano, alla “pic of the day” su Instagram. La rivoluzione digitale ha investito, inevitabilmente, anche il mestiere di copywriter. «Quello che una volta arrivava la mattina in agenzia con il sacro fuoco in petto di entrare negli annali con lo spot o l’annuncio del secolo. E invece adesso ha molto meno tempo». Parola di Dario Sanna, che ripensa a quando imperversava la tv con i suoi spot da 30 secondi, mentre ora è il momento dei social.

Valdostano di nascita ma padovano d’adozione, Sanna ha vissuto in prima persona la rivoluzione digitale, avendo iniziato come copywriter freelance a metà anni ’80. Storico collaboratore di FilmArt Studio, dopo aver lavorato con Grana Padano, Consorzio Vini Doc Colli Euganei, Regione Veneto e tante altre enti e aziende, Sanna ha dovuto adattare il suo mestiere al tempo che scorre. «Anche se potremmo dire che tutto è cambiato ma nulla è cambiato», continua Sanna. «I sentimenti e le emozioni, le spinte e le motivazioni, l’arte e la poesia sono ancora il pane che si scambia quotidianamente anche nel digitale e tra i social». Cambiano i mezzi, ma non le modalità attraverso le quali si cerca di arrivare al cuore della gente.

«Il copywriter si adatta, modifica tempi e modi di intervento, però, in fondo, deve sempre e comunque estrarre il coniglio dal cappello, lavorando con i soliti ingredienti, usando le figure retoriche dell’antica Grecia, le metafore, il paradosso, l’ironia. La rivoluzione digitale ha portato la maggioranza al potere della conoscenza, al potere delle decisioni e dell’accesso alle informazioni. Tutti hanno visto tutto e tutti hanno un’opinione su qualunque cosa. Il mondo globalizzato ci porta in casa la ricerca estetica, formale, comunicativa, dei nuovi mondi industrializzati. L’enorme calderone mediatico, con le sue carambole, ti porta comunque in zone espressive nuove, in aree semantiche inesplorate. Ed è l’elemento positivo stimolante. Ma il “mai detto” resta un’utopia. Stiamo citando e ricitando, consapevoli di farlo».