Da ormai 10 anni lavoriamo attivamente e con grande soddisfazione nella comunicazione integrata per il sociale.
Un’esperienza che ha arricchito moltissimo le nostre competenze e che ci ha aperto ad un mondo particolare, quello dell’associazionismo e del no profit. Da subito ci siamo resi conto di quanto fossero diverse le dinamiche di marketing del terzo settore rispetto a quelle delle aziende del settore privato e abbiamo presto imparato che comunicare il terzo settore è un mondo a sé. Che tutte le regole conosciute e consolidate nell’ambito della comunicazione aziendale vengono a cadere e spesso ci si ritrova a fare i conti con una missione il più delle volte impossibile.
In genere gli obiettivi della comunicazione del terzo settore sono quelli di incrementare il numero di sostenitori, chiedere donazioni on line o creare rete con il territorio. Allo stesso tempo, ogni azione volta ad ottenere questo risultato non deve perdere di vista l’importanza del valore del contenuto proposto e come agire per evitare i luoghi comuni, i cliché e le narrazioni che rasentano il pietismo e porterebbero ad un allontanamento del pubblico.
Un utilizzo corretto dello storytelling in ambito sociale rappresenta la miglior strategia per la comunicazione, ma come usarlo efficacemente? La velocità di fruizione che l’era digitale richiede non aiuta questa scelta di narrazione, che ha bisogno invece di un certo “tempo narrativo”. Questo ci porta a pensare che sebbene non ci siano mai stati così tanti modi per raggiungere il pubblico, non è mai stato così difficile raggiungerlo veramente.
Tra le sfide riscontrate dal terzo settore, infatti, c’è quella relativa alla scelta dei mezzi da utilizzare e dei luoghi disponibili sulla rete dove trovare il proprio pubblico di riferimento.
Una delle criticità, poi, è riferita agli obiettivi, perché molto spesso le associazioni non si pongono obiettivi di comunicazione o non conoscono il proprio target, per questo il loro messaggio fatica ad arrivare al pubblico giusto, o peggio non viene compreso.
Ecco, quindi, che diventa fondamentale il piano di comunicazione, utilissimo per fare un’analisi strategica, per definire gli strumenti da utilizzare e il target con cui parlare. In questo contesto lo storytelling diventa uno strumento utilissimo per comunicare l’etica e creare contenuti efficaci, perché il terzo settore è ricco di contenuti interessanti ed emozionanti, storie coinvolgenti ed autentiche. Gli ingredienti da condividere ci sono tutti ma è necessario trovare il modo giusto per raccontarli.
Lo storytelling in generale, ma ancor più se utilizzato nel sociale, può trovare una sua forma sia nella narrazione scritta che in quella fotografica o video. Ha regole e schemi precisi da rispettare ma prima di ogni altra cosa deve:
- coinvolgere
- essere di qualità
- essere capace di catturare il pubblico senza perdere di autenticità
Al centro dei contenuti devono emergere i valori e il desiderio di essere di ispirazione per altri, per contribuire a produrre un cambiamento e trovare soluzioni al tema.
Nella nostra esperienza di produzione di storytelling nell’ambito della disabilità e dello sport abbiamo imparato quanto sia fondamentale analizzarne l’efficacia dopo la loro pubblicazione, per capire l’andamento e modificare, se necessario, la strategia di veicolazione.